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Cultura e spettacoli

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L’Amico del Popolo 2 GENNAIO 2014 - N. 1

Che cosa c'è questa settimana Telebelluno Dolomiti

Per una storia dell’arte provinciale L’adorazione dei Magi di San Nicolò Gian Francesco da Tolmezzo per la parrocchiale di San Nicolò Comelico

La provincia in video Presepi del Natale 2013 a Belluno e nei paesi Epifania 1998: L’arrivo dei Magi a Cesiomaggiore Nella rubrica «Insieme oltre il 2000» si potranno seguire, da lunedì a sabato, alle ore 18,30 e 21,30 e il giorno seguente alle ore 10: SABATO 4: Le «Letture» della Festa della Seconda domenica dopo Natale, presentate da don Giulia- no Follin. LUNEDÌ 6: Cesiomaggiore. L’arrivo dei Magi a Ge- rusalemme e a Betlemme nella rappresentazione del «Presepio vivente» del 6 gennaio 1998. MARTEDÌ 7: Presepi del Natale 2013 a Belluno e nei paesi della provincia. (Prima parte). MERCOLEDÌ 8 : Presepi del Natale 2013 a Belluno e nei paesi della provincia. (Seconda parte). GIOVEDÌ 9: Rassegna di giornali della provincia di Belluno: L’Eco della Valle, Castellavazzo, Codissa- go, Fortogna, Igne, Longarone, Ospitale di Cadore, Podenzoi ; Voce del Piave, Campolongo di Cadore; Il Cidolo, Perarolo di Cadore; Cime d’Auta, Caviola. VENERDÌ 10: Rassegna di attività diocesane, par- rocchiali, assistenziali e culturali. Interventi a «La Voce delle Istituzioni» Questa settimana nella rubrica quotidiana «La voce delle Istituzioni» si potranno ascoltare: venerdì 3, Ugo Ruaz, sindaco di Livinallongo del Col di Lana. sabato 4, Diego Donazzolo, presidente di Confagri- coltura della provincia di Belluno. martedì 7, Ivano Faoro, sindaco di Arsiè. mercoledì 8, Moreno De Val, sindaco di San Toma- so Agordino. giovedì 9, Diego Donazzolo, presidente di Confagri- coltura della provincia di Belluno. La rubrica «La Voce delle Istituzioni» va in onda ogni giorno (eccetto la domenica) alle ore 20 e ore 23 , con ripetizione il giorno seguente alle 12,50 .

Come ci narra l’evangelista Matteo, si recarono ad adorare Gesù Bambino anche «alcuni Magi» provenienti da «Orien- te». La festa dell’Epifania, che la Chiesa celebra il 6 gennaio, è la «manifestazione»« di Ge- sù all’universalità del genere umano, a tutte le popolazioni del mondo. Ecco che i Magi, il cui numero fu ben presto fissa- to a tre (uno per ciascun dono), rappresentarono le tre parti del mondo allora conosciuto, Euro- pa, Asia e Africa. I Magi sono l’immagine dei popoli pagani che riconoscono la divinità e la regalità di Gesù. L’iconografia cristiana, grossomodo a partire dal 1000, ci ha abituato a ve- derli come principi e re, di età differente, anche se con questo termine si indicavano astrologi, sapienti, veggenti, provenienti dalle corti babilonesi o persia- ne. C’era anche il supporto delle Sacre Scritture (un salmo reci- ta «Ti vedranno i re, i principi si inchineranno») e degli autori e teologi cristiani. I pittori e i loro committenti vedevano in essi i sovrani e i principi dei loro tempi, con la profusione di ricchezze e sfarzo e un lungo e variopinto corteo di servitori. Tra le varie immagini di Adorazione dei Magi abbiamo selezionato l’affresco della chie- sa parrocchiale di S. Nicolò di Comelico: l’autore è il pittore friulano Gianfrancesco da Tol- mezzo (circa 1450-1511), che nel 1482 eseguì per questa chiesa un importante ciclo di affre- schi, che riempie tutta l’absi- de, dalle pareti, all’arco e alla volta. L’Adorazione dei Magi è raffigurata in una delle due lunette del presbiterio, di fronte a quella dell’Adorazione dei pa- stori, con la quale si specchia. Davanti a una capanna di- roccata (da cui spuntano gli immancabili asino e bue), im- magine del vecchio mondo che sta crollando per cedere il passo al nuovo, quello inaugurato dal- la venuta di Gesù, sono appena sopraggiunti i tre Magi, con il loro seguito di paggi, servito- ri e cavalli. Giuseppe e una solenne e seria Maria, figure più solide e massicce, presen- tano il bambino a questi nobili e importanti ospiti. Nell’icono- grafia di questo episodio, fra i tre è sempre il più anziano a in- ginocchiarsi. Gli altri due sono in piedi appena dietro e reggono gli scrigni dei doni (a forma di preziose pissidi, simili a quelle dell’oreficeria sacra coeva); alle mani portano bianchi guanti: uno è giovane, dai lunghi ca- pelli biondi e riccioluti, l’altro un po’ più maturo. I Magi di Gianfrancesco, come da prassi per l’arte medievale e rinasci- mentale, sono attualizzati, cioè sono personaggi del suo tempo, il 1400. Notiamo subito che i due in piedi indossano lussuo- se ed eleganti vesti di velluto e broccato: sono velluti operati veneziani, tessuti tra i più rino- mati e pregiati del secolo. Nella loro decorazione si privilegia- vano disegni floreali stilizzati molto grandi: si vede bene quel- lo che era il motivo decorativo più diffuso, il fiore di loto con al centro un melograno o un fio- re di cardo o una pigna; come in questo caso, il colore mag- giormente usato era un rosso vivo (carminio o granato), con broccature in oro. Come detta- va la moda quattrocentesca, i giovani, detti «zazzeroni» per i capelli lunghi, indossavano

corte tuniche su «calze brache» attillate e colorate; i giovani portavano una gonnella corta e lasciavano intravedere le gam- be, mentre adulti e anziani una veste lunga. Così anche i giova- ni di Gianfrancesco: come i due che tengono il cappello regale e il re magio con la veste dalle lunghissime e larghe maniche. Sull’estrema destra sono am- massati i servitori, con cappelli piumati, e i cavalli. Gianfrancesco è molto atten- to alla descrizione dei dettagli, che rendono la scena più viva: abbiamo visto gli abiti, ma ci sono anche alcuni accessori, come gli speroni degli stivali del re magio inginocchiato, che spuntano dalla tunica, o i gesti, come il servo piegato a riasse- stare un bagaglio. La scena è calata in un am- biente montano semplificato e stilizzato, con aguzze e frasta- gliate montagne bianche, quasi di gesso, e piccoli alberelli su verdi prati. Chi sono i tre personaggi a cavallo che avanzano dallo sfondo? Hanno cappelli piuma- ti e sono incappucciati (con una sorta di passamontagna). Forse

gli stessi Magi, come da prassi per questa scena? (come fosse un fumetto, il pittore rende l’i- dea della narrazione del viaggio e della scansione temporale dei fatti rappresentando, sdoppian- doli, i Magi) O l’inizio del loro corteo? (o alcuni ritardatari?!) Il vestitino rosa di Gesù, con una spallina che scende, sem- bra essere un’aggiunta succes- siva, forse dopo il Concilio di Trento: probabilmente in origi- ne era nudo, da spiegare così lo sguardo attento e concentrato del Magio inginocchiato, che mentre bacia il piedino con- trolla se l’«umanazione» (ovve- ro l’assunzione della condizione umana da parte di Dio in Gesù, come dicevano i teologi) sia av- venuta, fissando verso il sesso del Bambino; quest’ultimo, con gesto benedicente, lo rassicura mostrando le tre dita, che sim- boleggiano la trinità, e inoltre indice e medio uniti significa- vano le due nature, divina e umana, insieme. Quello sguardo non ci deve stupire o turbare, perché, come sottolineato da alcuni studiosi, faceva parte della cultura reli- giosa e devozionale dell’epoca,

e lo ritroviamo in molte adora- zioni dei Magi del ’400 (es. Bot- ticelli e Ghirlandaio). Gianfrancesco attinge sia dalla contemporanea pittura veneziana e padovana, sia dal- le stampe e incisioni tedesche (fonti, queste ultime, usatissi- me dal pittore nelle sue compo- sizioni). La linea di contorno è molto accentuata e marcata. Il gusto descrittivo e la ricchezza dei vari particolari sono invece caratteristiche dell’arte goti- ca: le figure dei Magi in piedi sembrano uscite dalle prezio- se e raffinate opere del Gotico fiorito. Per saperne di più: si veda- no i due approfonditi testi di Fulvio Dell’Agnese, in «Teso- ri d’arte nelle chiese dell’Alto Bellunese. Comelico e Sappada» (2004) e nel catalogo della mo- stra «A nord di Venezia» (2004), e Alessandra Cusinato, «L’arte in Cadore al tempo di Tiziano» (2008). Al tema dei Magi è stata dedicata nel 2011-12 una mo- stra al Museo diocesano di Fel- tre («In viaggio insieme... Come i Re Magi»). Giorgio Reolon

SAN NICOLò COMELICO - L’adorazione dei Magi di Gian Francesco da Tolmezzo.

Entro il 15 le poesie all’Unpli per ricordare Maurizio Dorigo A quasi un anno dalla scomparsa del collega Maurizio Dorigo, il comitato provinciale dell’Unpli, le Pro loco bellunesi, che ha sede a Sedico, promuove in concorso di poesia che ha per tema Natale e dintorni. Il con- corso è riservato ai soci delle Pro loco venete aderenti all’Unpli. Per presentare i lavori c’è tempo fino al 15 gennaio. Al primo classificato andranno 300 euro, al secondo 200, al terzo 100. Le poesie vincitrici saranno pubblicate sul periodico Pro loco Bellunesi. Le pre- miazioni avranno luogo nel corso dell’assemblea pro- vinciale delle Pro loco che - anticipa l’Unpli - si terrà nel mese di aprile. «Il premio - spiega il presidente provinciale dell’Unpli, Espedito Pagnussat - nasce in ricordo di un caro amico e instancabile collaboratore del mondo delle Pro loco, giornalista, dal 1999 al 2013 direttore del periodico Pro loco. Scopo del premio è dare spazio alla creatività dei tanti volontari delle Pro loco venete e mettere in risalto i loro sentimenti e le loro emozioni, ispirati dalle feste natalizie, attraverso l’arte del componimento poetico». Il regolamento prevede un’unica sezione con compo- nimenti di non più di 36 versi, senza limite d’età. I testi devono essere in lingua italiana e inediti. La par- tecipazione è gratuita. I concorrenti devono inviare tre copie non firmate in un plico alla segreteria del concorso (che ha sede al comitato delle Pro loco, in piazzetta Segato 2, a Sedico. Il plico dovrà contenere, all’interno, una busta chiusa con le generalità complete dell’autore (nome, cognome, indirizzo, telefono, e-mail, titolo della poesia) e dovrà essere indicata la Pro loco di appartenenza.

Augusto Gentili il 5 a Pieve di Cadore

Lo storico dell’arte si può pa- ragonare a un detective: per lui gli indizi sono le immagini e i documenti; la ricerca è lunga, difficile, occorre pazienza, ma alla fine qualcosa può saltare fuori e il mistero viene svelato. Anche Augusto Gentili, noto e apprezzato storico dell’arte, che fa parte del comitato scien- tifico del Centro Studi Tiziano e Cadore, si può avvicinare a un investigatore: da molti an- ni studia l’arte veneziana del Rinascimento, tanto che dalla sua città di Roma (dove ha in- segnato alla Sapienza per più di vent’anni) nel 1997 è sbarcato in laguna, nella città dei «suoi» miti, Tiziano, Giorgione, Belli- ni, Carpaccio, Tintoretto, Lot- to, insegnando storia dell’arte moderna a Ca’ Foscari fino al 2013. Il 13 dicembre scorso, in una gremita aula magna dell’Ateneo Veneto di Venezia, nel momento del suo congedo dall’insegnamento universita- rio, ha voluto salutare studenti, amici e colleghi regalando una lezione magistrale su Carpac- cio, «In memoria di un capita- no». Questa lezione speciale di storia e immagini Gentili la propone ora anche a Pieve di

cio»: il dipinto su cui si soffer- merà è l’enigmatico «Ritratto di cavaliere» del museo spagnolo Thyssen. Sono rappresentati un capitano in armatura in primo piano, con la sua spada, dietro di lui un cavaliere (che è la stes- sa persona), una città-fortezza, il tutto all’interno di un pae- saggio ricchissimo di dettagli, di fiori e animali: attenzione intanto all’ermellino, al falco, all’airone, al cane insidioso, e poi al giglio tra i rovi e al non- tiscordardime (tutti questi ele- menti racchiudono significati). E ancora la presenza di un mot- to: «Meglio morire che macchi- armi». Dopo anni di ricerche, Gentili è riuscito a dare un no- me al misterioso cavaliere: si tratta di Marco Gabriel, i colori del cui stemma (oro e nero) sono riproposti più volte, a partire dalla divisa. Nel contesto delle guerre tra veneziani e turchi, un giovane cavaliere si rappre- senta come gli eroi idealizzati dei monumenti funebri per di- fendere il suo onore: il dipinto è allegorico e narra attraverso simboli e immagini la vicenda personale di Gabriel, che dome- nica Gentili racconterà. G.R.

Augusto Gentili

Cadore, nel Palazzo della Ma- gnifica Comunità, domenica 5 gennaio alle 17.30. Gentili sa veramente far parlare i quadri, ci guida alla comprensione di incredibili dettagli, ci fa capi- re come dietro alle immagini ci siano particolari significati e intenzioni dei committenti, ci racconta in modo appassio- nante e accattivante le opere, collocate all’interno di un preci- so contesto, e ce le fa guardare con l’occhio degli uomini di quel tempo passato. Carpaccio è un pittore a cui Gentili ha dedicato vari studi e un’importante mo- nografia, «Le storie di Carpac-

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