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L’Amico del Popolo In famiglia

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L’Amico del Popolo 20 SETTEMBRE 2018 - N. 37

Punto famiglia L’amore si educa con la volontà L’innamoramento non ha futuro se resta sentimento e non si trasforma in fedeltà

La due piccole Rondini n el regno dei vola- tili vivevano due piccole Rondini,

inseparabili. Erano libe- re e spensierate e il loro gioco preferito era quello di lanciarsi elegantemen- te nell’atmosfera urlando, per disegnare dei magni- fici arabeschi nel cielo immenso. Volavano alte nell’aria sorridendo e i loro gra- ziosi profili erano simili alle note musicali su di uno spartito. Talvolta formavano una rotonda tenendosi per l’estremità

«Tutto quello che vuole. Ho ca- pito che i motivi per cui mi sono rimessa con un uomo non erano chiari e perfetti. Forse non è la persona giusta con me. Ma così non può andare avanti. Posso mollare tutto». Mi arriva la telefonata e da frasi e tono sento che dall’altra parte c’è molta rabbia. - C’è rabbia in giro. Il che è positivo. È successo qualcosa? «Mi ha detto di brutto che la smetta di farmi le ‘fìsime’. Le mie sarebbero tutte fisime, ca- pisce?». Quasi mi viene da ridere. Ma non me lo permetto. Sta venendo fuori tutta la differenza tra co- me sente un rapporto di coppia il maschio rispetto alla femmina. - Via! Scarica tutta la tua rab- bia su di me. Ma non parliamo dell’argomento. Se te la senti e vuoi, torna a parlare con me. Con l’autorizzazione a scarica- re la rabbia, il pessimo umore le va giù quasi subito. Scarica al- cune frasi sull’incomprensione, l’estraneità di lui, il sorriso quasi di compatimento. Commento ancora una volta. - Penso che se la prenda per alcune tue idee e comportamenti, ma non ce l’ha con te. Ti vuole bene. A suo modo. Certo, non vuol bene alle tue ‘fìsime’, perché anche lui ha le sue. «Adesso non posso venire. La richiamo appena riesco a trovare il tempo che combacia col suo». - D’accordo. Dati e fatti. È pressoché logico e ovvio che, dopo aver chiarito alcune situa- zioni e cominciato a parlare di limiti e bisogni, nel rapporto emergano in modo più esplicito le frizioni. Ma anche quando ci si abbraccia e ci si stringe ci so- no frizioni e piccoli contrasti, cui non si bada. Le persone non sono budini e sotto i muscoli c’è uno scheletro, per non parlare delle idee e dei giudizi che possono es- sere anche più acuminati e feroci di un pugno. Siede davanti a me, quando arriva, del tutto sbollita rispetto alla telefonata. «E pensare che adesso andia- mo più d’accordo in certe cose. Che non sono quelle di prima». - Non ti rendi conto di quanto sei cambiata! Forse è vero. Quanto ritorna- no le cose di prima, da parte mia, vorrei prendermi a schiaffi. - Ringrazia il cielo che lui non ti prende a schiaffi. Il modo in cui lo dico, la fa ridere. - A quanto pare, lui ti ama. A modo suo e da maschio. Come mai fai ritornare le tue moda- lità relazionali, che arrivano da prima che tu conoscessi lui? Non ti pare che serva un programma nuovo di comportamenti nuovi, ma tuoi e con te stessa. Non in riferimento a lui, in riferimento al tuo equilibrio e al tuo benes- sere. Tuo, personale. Solo così, come hai già verificato, puoi star meglio. Quando ricaschi nel tuo schema mentale e giudicante, sei fritta. «L’altro giorno sono ricaduta proprio nel mio comportamento da bambina arrabbiata. Mi odio, quando sono così. Come dice lei, lui accende il cerino, ma poi sono

zione, ma passa come una bevuta occasionale fuori misura. Credo che tu abbia conosciuto qualche donna brilla. «Certo, e non è una cosa pia- cevole, perché non capisce più niente». - Se permetti. Puoi mettere da parte, una volta per tutte, l’amore romantico da innamo- rati, quello con i cuoricini sul- le lenti degli occhiali? Che poi tolgono la vista! Per sostituire qualcosa di più oggettivo e forte. L’altro giorno ho sentito la tua rabbia. Rabbia, che è buona del resto. Ma, invece che sbottare, puoi trattenere l’impulso d’aver ragione e dell’amor proprio. Hai molto più risultato. Così alleni la tua volontà. Con la volontà ci si educa all’amore. - Puoi trattenere la comunica- zione di certi pensieri, preferen- do attimi di riflessione. Questo può farlo soltanto la volontà, che blocca la reazione. Cosa difficile, per le donne, lo so, ma una pa- rola in meno fa meglio che una parola in più - anche se si dice che una parola in più non fa ma- le. Ma di che parola di tratta? - Puoi preferire, con la volontà di capire lui, anziché farti capire. - Puoi programmare quanto è da dire e da fare, rispetto all’im- provvisazione del momento. Co- me del resto avete cercato di fare per i bisogni e desideri. - Puoi difendere e incrementa- re quel che c’è nella vostra coppia rispetto a quello che non c’è. «Ha centrato una cosa impor- tante. Sono sempre portata a ve- dere quello che non c’è rispetto a quello che invece c’è». - Scusami. La soluzione della crisi della vostra coppia sta tut- ta qui. Lo hai scelto? Guarda a quello che c’è non a quello che non c’è. Valutazione. Restiamo ambedue a guardar- ci negli occhi. Sorpresi d’essere arrivati alla stessa conclusione. Non preven- tivata. «Questo vuol dire amare e vo- lere tutto il corpo non un organo soltanto». Sorride a se stessa per il col- legamento con il precedente col- loquio. - Come vedi sei intelligente e rapida nei riferimenti. Esci dal guscio ristretto in cui ti metti. Lo vedi? Tu hai individuato la strada e puoi farcela. «Sarà faticoso per me». - Ma questo è l’amore. Impe- gno e volontà verso l’intuizione amorosa iniziale. L’amore ro- mantico non è fedele. Lo è l’a- more responsabile che, con la volontà, resta fedele alla scelta venuta con l’eventuale amore romantico. Scelte e decisioni. Non so che razza di letture sull’amore di coppia lei abbia fatto. Mai ricordato di chieder- glielo. Mi viene in mente in quel momento. Tu hai letto qualcosa di serio sulla vita di coppia e l’amore di coppia? «Qualcosa da ragazza. Poi non ho più avuto tempo, per lavoro». - Non sarebbe il caso di far- lo? E scegli qualcosa di pratico e

io che brucio». - Hai usato una bellissima im- magine a dipingere la situazio- ne. Puoi soffiare sul cerino, che lui accende, e tu non bruci più. «Ho capito. Ma come si fa?». - Non è ‘come si fa’, ma è un atteggiamento da prendere e se- guirlo con costanza, riprenden- dolo a ogni eventuale ricaduta nel passato. «Sono stata educata male, a quanto pare. Non riesco a se- guire una strada, che sia quella». - Attenta, stai dando ancora la colpa a qualcun altro. La strada può essere sbagliata, ma l’ener- gia e il meccanismo impiegati sono quelli e pari a un atteggia- mento giusto. E hai fatto tutto tu. Per esempio quando ti sei adattata e hai sempre tenuto a far le cose per compiacere e non perdere le persone. Questo è un atteggiamento, vero e proprio, e vi hai mantenuto fede - acciden- ti - anche se costava l’ira di Dio. Perché non giri la stessa volontà ed energia in positivo, anziché verso il negativo? Qui non c’entra proprio alcun altro. Resta in silenzio colpita da un’osservazione tanto banale quanto non pensata. Poi esce dal suo pensiero e tor-

na a domandarsi qualcosa. «Quand’è che smetterò a senti- re e fare cose sbagliate?». Senso e significato. - Chiedi una formula magi- ca, che non esiste per nessuno. Neanche per me qui con te, a parlare proprio di questo. Tu, penso, hai una maledetta paura di sbagliare (paura che del resto ho anch’io, normale!), ma proprio per questo sbagli. Proprio dagli errori si imparano tante cose e si progredisce. Tra l’altro non sa- resti qui se qualcosa non fosse andata storta. E adesso sta sco- prendo il mondo che hai dentro». «Ma io voglio uscire da queste trappole. Come si fa?». - Hai usato la parola ‘voglio’. Ben detto. Si tratta di puntare sulla volontà non sul sentimen- to, di fissare qualche obiettivo - come del resto ha già fatto - e camminare in quella direzione per raggiungerlo. Nell’amore entra in gioco più di quanto non sembri il ‘voler bene’ non il ‘sentir amore’. Altro è la realtà e verità dell’amore, che è operativa e concreta, altro è il sentimento d’amore, come l’innamoramento che può essere una grossa sensa-

Storie dal mondo raccolte da Ezio Del Favero

delle ali, leggere come il cotone, e poi si lasciavano inebriare dal vento. E volteggiavano ridendo come fossero brille… Vederle divertirsi così nei cieli era un incanto! Così dunque passavano il tempo, felici. Le due Rondinelle erano anche carine e gentili e amavano fare dei favori. Ora portando delle briciole di pane a una rondine anziana, ora prendendosi cura del piccolo di una giovane mamma, o ancora andando a caccia di vermi per un uccellino malato. A ciascuna di loro tutti dicevano: «Sei un amore di rondine!…». Un giorno, la loro buona reputazione giunse agli orecchi del Re dei volatili. Così il sovrano le convocò nel suo son- tuoso nido per verificare la solidità della loro dedizione. «Ascoltate, mie care! Per sbaglio ho lasciato cadere sulla terra la chiave dell’orologio del tempo. Se non la troverò, la primavera non potrà arrivare. V’incarico di ritrovare la chiave e di riportarmela. Presto, perché abbiamo poco tempo!». «Mi raccomando durante il viaggio di non dimen- ticare la vostra missione. Premierò colei che per prima mi porterà la chiave». Le Rondinelle però non sapevano che direzione prendere. E così una propose: «Dividiamo la terra in due. Io volerò verso il Nord e non cesserò di pensarti». La compagna rispo- se: «Io invece mi dirigerò verso il Sud e non ti dimenticherò neanche un attimo». Si abbracciarono e si misero in volo in direzioni opposte. La prima Rondinella sorvolò l’oceano e, ben presto, incro- ciò un piccolo Delfino che aveva perso sua madre. Il volatile lo consolò e gli chiese di seguirlo in cerca della genitrice. La rondine coinvolse nella ricerca le altre creature delle acque, parlando loro della sua amica: «È buona, bella e brava. Meriterebbe lei la ricompensa!». Finché, dopo alcune settimane, trovarono mamma Delfina. L’incontro col figlio fu a dir poco commovente. A un certo punto la Delfina disse alla Rondinella: «Tu sei veramente un amore! Rientra pure, che il Re ti sta aspettando!». Contemporaneamente, sul continente africano, la seconda Rondinella viaggiava in compagnia del vento, infaticabil- mente. A un certo punto incrociò una piccola Gazzella con una zampa ferita, che le impediva di muoversi. Il volati- le si fermò e si occupò della creatura ferita, aiutandola a ripararsi in una piccola grotta per sfuggire ai predatori e ai cacciatori. La Rondinella cominciò a prendersi cura della Gazzella e ogni giorno volava lontano per procurare dell’erba fresca al fine di nutrire la sua protetta. La sera raccontava alla creatura convalescente le avventure vissute con la sua amica del cuore e ogni volta concludeva: «Lei è così buona, bella e brava… che meriterebbe la ricompensa del Re!». Dopo qualche settimana, la Gazzella ritrovò forza e vitalità. Finché disse alla Rondinella: «Tu sei veramente un amore! Adesso rientra, che il Re ti aspetta!». Fu così che le due Rondinelle si ritrovarono contempora- neamente presso il nido del Re. Si abbracciarono felici di essersi ritrovate… ma un po’ deluse per non aver trovato la chiave. Il Re le incontrò e disse loro: «Sollevate il capo, mie care! Mi hanno raccontato delle vostre nobili avventure sulla terra. Son felice di incontrarvi, anche perché devo con- fessarvi che la chiave non esiste! Era un modo per mettervi alla prova e per verificare personalmente che siete davvero un amore di Rondinelle. Potete essere fiere di voi! Meritate tutta la mia stima e la mia riconoscenza». Il sovrano dei volatili ricompensò le Rondinelle nominan- dole ambasciatrici: «D’ora in poi sarete voi ad annunciare ogni anno l’arrivo della Primavera. E lo farete insieme e all’unisono. Siate le degne messaggere dell’amore universale e spargetelo sulla terra, ovunque…». * * * Il racconto - di origini nordiche - è una poesia del Creato. È un insegnamento a farsi messaggeri di pace, di amore, di collaborazione, di fratellanza… Secondo la volontà del Re del Bene, che crea per amore e chiede alle creature di collaborare al suo progetto di Bene.

Camminare andando a funghi Fra le cose più interessanti, perfino utili, sotto il profilo culinario è fare camminate per andare a funghi. Questo è il tempo e perfino il tempo è fa- vorevole. Il camminare per funghi è molto bello, per tre moti- vi essenzialmente: si realizza con morbidezza, quin- di in modo lento e guardingo, senza competizione neppure con se stessi; impone piegarsi e disporre il corpo alla raccolta, in modi diversi, dato che i funghi crescono dove vogliono in modo impensato; esige attenzione e spirito di presenza, sia per se- lezionare i funghi che per non esporsi a rischi di scivolate o cadute. Impegna quindi molto l’equilibrio e la muscolatura. Bisogna non esporsi a pericoli. Questa è la prima avvertenza, specie se si ha una certa età. I funghi a volte si trovano in luoghi impensati, come detto, e pur di averli ci si avvicina e ci si espone sul ciglio del burrone o il quella sozza che - guarda caso - si sporge sul baratro. Come del resto per tanti tipi di escursioni o gite, importante è non andare da soli. Ma può esserci un rischio pure dai funghi, specie se si prende la ricerca dei funghi come motivo per andare a camminare e non è proprio una persona preparata allo scopo. I funghi, come noto non sono tutti uguali, e spesso l’apparenza inganna. In me- rito a ciò il Centro antiveleno del Bambino Gesù di Roma ha stilato un decalogo per mettere tutti sull’attenti, come riportato da AdnKronos Salute. Nulla di speciale, di per sé per chi ha la passio- ne dell’andar per funghi, ma vale la pena tenerlo presente e parlarne con figli e nipoti se per caso accompagnano nella camminata. Ecco le 10 regole per non correre rischi: 1) Non rac- cogliere i funghi se non si è in possesso del tesse- rino autorizzativo 2) Tutti i funghi raccolti - e non acquistati - vanno sottoposti al controllo di com- mestibilità degli Ispettorati micologici delle Asl, disponibili in tutto il territorio nazionale 3) Per la raccolta utilizzare contenitori idonei e aerati come i cestini. Non usare buste di plastica 4) Non con- sumare funghi raccolti lungo le strade o in luoghi che potrebbero essere contaminati (industrie, campi agricoli) 5) Non è vero che i funghi che crescono su- gli alberi non sono tossici 6) Consumare funghi in quantità moderate 7) Cuocere i funghi sempre senza coperchio allo scopo di far evaporare le tossine ter- molabili 8) Nei funghi sott’olio si può sviluppare la tossina botulinica: attenzione alla conservazione 9) Non somministrare funghi a bambini in età presco- lare, per la loro immaturità digestiva verso questi alimenti 10) Non ingerire funghi in gravidanza.

solido, ispirato cristianamente, magari scritto a qualche coppia o da chi è vissuto in coppia. Che comporti pure una testimonian- za. «Mi dice quale?».

- Eh, no! Vai in libreria e sfo- glia. Decidi tu. Altrimenti puoi dici che ti ho consigliato un libro che a te non va bene. Ciao! Stavolta scoppia a ridere.

Gigetto De Bortoli

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