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Cultura

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L’Amico del Popolo 20 SETTEMBRE 2018 - N. 37

oggi è ricoverato nel museo della pietra e degli scalpellini L’antico orologio di Castellavazzo Apparteneva all’antica chiesa di Sant’Elena, demolita a inizio Ottocento

sulle orme della Parola Le due vie

della vera liberazione Il Salmo 19 è un inno a Dio che si manifesta all’uo- mo attraverso la natura e la Sacra Scrittura: due realtà che parlano di lui in modo efficace. Il salmo si compone di due parti tra loro molto diffe- renti per argomento, per tono, per modo di procedere, tanto che alcuni esegeti hanno pensato che origina- riamente fossero due salmi singoli, poi uniti insieme da un redattore successivo. Il cosmo La prima parte (vv 2-7) parla del cosmo; il tono è vivace, agile, snello, tutto movimento, fantasia e ariosità. È caratterizzata da un gran ‘parlare’: i cieli narrano la gloria di Dio, il firmamento annuncia l’o- pera delle sue mani, il giorno affida un messaggio al giorno seguente, la notte ha una notizia da dare alla notte successiva. Tutto parla e annuncia, tutto dice e racconta: i termini appartenenti all’area semanti- ca del ‘dire’ sono ben undici! (narrare, annunciare, affidare, trasmettere, diffondere, racconto, notizia, linguaggio, parola, voce, messaggio). Tutto nel creato racconta di Dio: «I cieli narrano la gloria di Dio, l’ope- ra delle sue mani annuncia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte ne trasmette notizia» (vv 2-3). Fra tutte le creature si distingue il sole, che dal mattino alla sera attraver- sa il cielo, e che viene paragonato a uno «sposo che esce dalla stanza nuziale» (v 6), sposo còlto nel suo splendore e prestanza giovanile; sposo che ha la forza di «un prode che percorre la via» senza contrasti e senza rivali. Egli raggiunge tutto con la sua luce e con il suo calore (v 7). È interessante che in ebraico il sole sia di genere femminile, e sia sentito, quindi, come una ‘madre’ che comunica vita alle sue creature. La ‘toràh’ La seconda parte del salmo (vv 8-15) è di genere diverso, presenta un ritmo misurato, ordinato, re- golare. Parla della ‘toràh’ (termine ebraico che viene reso in italiano con la parola ‘legge’, ma che in realtà significa ‘istruzione’, ‘insegnamento’, e indica i primi cinque libri della Sacra Scrittura, e quindi la Sacra Scrittura in generale). La ‘toràh’ è fonte di gioia, di sapienza, di chiaroveggenza, di soavità; è preziosa più di ogni altra cosa, e fa avanzare grandemente l’uomo sulla via del bene (vv 8-11). In particolare è fonte di ordine e armonia nella vita dell’uomo. I vv 8-10 presentano una serie di espressioni che si susseguono in forma rigidamente uguale: la legge - del Signore - è perfetta - rinfranca - l’anima la testimonianza - del Signore - è stabile - rende saggio - il semplice i precetti - del Signore - sono retti - fanno gioire - il cuore il comando - del Signore - è limpido - illumina - gli occhi il timore - del Signore - è puro - rimane - per sempre i giudizi - del Signore - sono fedeli - sono tutti - giusti Tutto è ritmato in modo da suggerire, anche attra- verso la struttura del testo, l’ordine e la compostezza che la Sacra Scrittura, con i suoi insegnamenti e con le sue leggi morali, porta nella vita dell’uomo. L’uomo di fronte alla legge Di fronte alla legge del Signore, però, l’uomo si tro- va spesso in difetto; alle volte per inavvertenza e senza consapevolezza, alle volte per propria colpa e per orgoglio. Quest’ultimo è l’atteggiamento più brutto davanti a Dio, ed è chiamato dal salmista «il grande peccato»: «Dall’orgoglio, o Dio, salva il tuo servo perché su di me non abbia potere; allora sarò irreprensibile, sarò puro da grave peccato» (vv 13-14). Colpisce che il salmista chieda perdono a Dio anche delle violazioni della legge compiute senza avver- tenza, senza consapevolezza; «Le inavvertenze, chi le discerne? Assolvimi dai peccati nascosti» (v 13). In realtà anche queste producono danni e rovina, e anche delle conseguenze di tali azioni l’uomo deve chiedere perdono e pietà. Il salmo termina con il desiderio dell’autore di es- sere del tutto conforme alla legge del Signore e di piacere a Dio in ogni cosa, sia nelle parole che nei pensieri: «Ti siano gradite le parole della mia bocca; davanti a te i pensieri del mio cuore, Signore, mia roccia e mio redentore» (v 15). Il Salmo 19, celebrando il cosmo come luogo che ri- vela Dio, invita ad apprezzare la natura, a prendersi pause di osservazione e di contemplazione per scopri- re in essa la sapienza e la bontà divina; e, presentan- do la Sacra Scrittura come potente mezzo in grado di rendere più intensa e gioiosa la vita dell’uomo, lo invita a prendere in mano la Bibbia, a meditarla e a farla norma della propria esistenza. don Giovanni Unterberger dongiovanniunterberger.wordpress.com

All’ingresso del Museo del- la Pietra e degli Scalpellini di Castellavazzo fa bella mostra di sé, appeso al soffitto, un meraviglioso orologio mec- canico da torre, completo di pendolo e pesi di pietra. Ha due uscite verso i qua- dranti, entrambe con la sola artistica sfera che indica le ore. Questo particolare, con alcune altre caratteristiche tecniche, fa capire che l’orolo- gio è molto antico, almeno del 1700. è una macchina molto curata, fatta di ottimo ferro, lavorato a mano, che ha re- sistito all’usura del tempo. Ha due cilindri, dove vengo- no arrotolati i fili con i pesi, uno per il movimento e l’altro per azionare il martello per il suono della campana delle ore. Lo scappamento, cioè il meccanismo che scandisce il passare dei secondi, è del tipo “a grano”, un sistema molto antico. Fino agli anni ‘60, co- me afferma Giorgio Zoldan e come si vede in una foto- grafia, l’orologio era posto nel campanile della chiesa parrocchiale. Era stato poi sostituito da uno nuovo e la- sciato in abbandono e l’usura del tempo si è fatta vedere. La collocazione nel nuovo museo è stata l’occasione per un recupero tecnico e per uno studio storico dell’interessan- te cimelio. è stata fatta una accurata pulizia di tutte le parti metalliche che sono tor- nate come nuove, mettendo in evidenza un ottimo metal- lo. Anche la ricerca storica ha dato dei risultati insperati. Il documento dell’archivio co- munale che viene trascritto, riporta che l’orologio provie- ne dal campanile dell’antica chiesa di Sant’Elena. Questo edificio sacro, che uno studio- so faceva risalire al V secolo, era posto all’inizio del pae- se, per chi proveniva da sud. Recenti scavi hanno portato alla luce i muri perimetrali e parte del pavimento. “Il campanile era alto Mt. 14, colla pianta rettangola di Mt2. 2,30 (lato 1,516 m)”. La chiesa era di proprietà delle Regole di Castello, Olantre- ghe e Podenzoi. Nel 1820, per fare spazio alla nuova stra- da di Alemagna, l’edificio fu demolito. Il costruttore, An- tonio Tallacchini, si offrì di ricostruirla a proprie spese,

ma l’offerta non venne accol- ta. Venne invece accettato un pagamento del danno, di 4000 lire. Un documento dell’archivio comunale, che viene trascrit- to, spiega come è stato utiliz- zato l’orologio del campanile della chiesa di Sant’Elena. « Orologio chiesa Sant’E- lena Al Comune Distrettuale di Longarone

La demolizione della Chie- sa di s.ta Elena portò la conse- guenza che questo paese restò senza orologio al campanile; la chiesa, e l’orologio erano di Castello, e non mai della comune intera; questi comu- nisti tutti hanno fatto delle molte istanze, perché fosse posto il rispettato orologio sul campanile parrocchiale onde tutti potessero conosce- re le ore del giorno e notte; La

Deputazione acconsentì alle richieste de suoi amministra- ti, e li Castellani acconsentì pure che l’orologio fosse posto al pubblico, ed abbandonò il diritto di suo e della Comune. L’operazione è stata ese- guita, e la Deputazione in- contrò la spesa di Venete lire settanta e soldi quattro come da specifica che unisco, e ne addimanda il pagamento. Non essendo però in preven- tivo somma veruna sul propo- sito, ed essendo la Deputazio- ne incontrata la spesa, prega il Comune come conoscitore dell’acquisto di fare l’appro- vazione della somma, ed il rilascio sul fondo di riserva. Castello, li 3 7bre 1822» Come già detto, l’orologio proviene dal campanile della chiesa di sant’Elena, è sta- to posto nel campanile della chiesa parrocchiale, da dove è stato tolto negli anni 1960. è quindi il secondo impor- tante reperto che il Museo ha della storica chiesa di sant’E- lena, assieme alla “Stele Ne- roniana”. Agostino Sacchet particolare, questo gruppo ha potuto entrare in con- tatto con diversi altri arti- sti già presenti a Borca. In questa occasione, gli artisti e studenti dell’accademia di Verona hanno lavorato allo sviluppo di alcune proposte grafiche ideate da Vigolo, con la finalità di reinter- pretare il cane a sei zam- pe, lo storico logo dell’Eni, riflettendo in tal modo sul concetto di morte e rinasci- ta, legati al contesto del Vil- laggio voluto da Enrico Mat- tei. Un gruppo ha lavorato sull’immagine dello sche- letro del cane a sei zampe, utilizzando la tecnica della xilografia. Essa verrà in se- guito stampata su un sup- porto e presentata nel corso dell’appen-studio di fine sta- gione, previsto per il 19 ot- tobre. «Quel cane - scrivono da Dolomiti Contemporanee - oramai qui stanco, addor- mentato, sbiadito, si rigene- ra nel cervo, e dal superico- nico logo dell’Eni che fu, ne viene ora un altro, perfetta- mente inscritto nella realtà di questo territorio alpino. Ecco dunque il Cervo a sei zampe. Le sue zampe sono forti, quest’animale non dor- me: è desto, porta un’energia nuova. Il suo palco cresce, le corna si ramificano e raf- forzano. Si ringraziano tutti i nostri partner di DC, che forniscono materiali e au- silio al lavoro degli artisti, condividendo gli obiettivi rigenerativi della proget- tualità. Tra questi, ricor- diamo in quest’occasione Paper&People, che fornisce la carta minerale Repap; SCM press, che ha messo a disposizione un torchio; Danilo, che ha ceduto alcu- ne macchine della propria serigrafia cadorina in di- smissione; Lanificio Paolet- ti, Gatto Astucci, Lanerossi Gruppo Marzotto, che forni- scono lane e tessuti e Folà laboratorio d’arte e stampa» Enrico De Col

Un nuovo logo per «Progetto Borca» CASTELLAVAZZO - L‘antico orologio di Sant’Elena.

Il vecchio cane dell’Eni rivisitato per «Progetto Borca».

Nuovo logo per il proget- to Borca all’ex colonia con Dolomiti Contemporanee. Con il laboratorio di stam- pa dell’Accademia di Belle Arti di Verona nasce infatti «il Cervo a sei zampe». Ne- gli scorsi giorni si è svolto un nuovo laboratorio di xi- lografia e serigrafia curato dall’artista e docente Giu-

seppe Vigolo dell’accademia veronese. Quest’anno, gli studenti e giovani artisti coinvolti sono stati Lisa Co- pat, Marco Trentin, Sonia Chianchiano, Elena Grigoli, Roberto Zanini, Anna Zic- che, Federica Cogo, Marco Bellotto. Lavorando in di- versi ambienti della Colonia a due progetti di stampa in

di Alvis Antiga e Denis D’Incau

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