L'Amico del Popolo digitale

A colloquio con i lettori

8

L’Amico del Popolo 20 settembre 2018 - N. 37

lettere in Direzione Una proposta e un auspicio per il futuro della provincia «Caro direttore, è da tempo che mi frulla un’idea per la testa. E quan- do queste idee ti continuano a invadere c’è poco da fare. Anche se strampalate… tiriamole fuori. Soprattutto quando sei stimolato da alcuni articoli che riguardano il confronto con altre realtà alpine. Riguarda la nostra provincia e la nostra montagna. Fa pena vedere tante zone, tante proprietà incolte e ormai “conquistate” dall’imboschimento selvaggio: i campi di un tempo ora sono “occupati” da arbusti di sottobosco incolti e spontanei. Pensare che un tempo anche un fazzoletto di terra, anche in declivio, anche in montagna era il sostentamento di una famiglia con animali… quante case o casolari diroccati, abbando- nati! Forse ci vuole una rivoluzione! Nel senso pacifico, ovviamente, ma ritornare alla bellezza delle nostre montagne. Riportare non solo il turista alla montagna, ma l’uomo! Non solo per scalar- le e conquistarle per gli specialisti del settore. Anche. Ma per la gente. Per vivere. Per ottenere un reddito, sia pur minimo, di sussistenza. La proposta. Come è stato per le bonifiche maremmane, pontine o quelle più vicine del Livenza o del Sile nelle zone di Portogruaro, perché non pensare, forse in grande, a un Consorzio di bonifica montano (non Comunità monta- ne od altro) per ristabilire un equilibrio eco-antropo- montano che faciliti la presenza dell’uomo. Creare una Comunità in cui ci sia la possibilità di vita economica e anche attraverso la realizzazione di adeguate strut- ture, anche familiari, per una ricettività turistica ad ampio raggio, dando risposta a coloro che ormai rifug- gono dalla industrializzazione delle zone di pianura. Modestamente penso che se ragionassimo in grande anche i fondi “comunitari” non ci mancherebbero e potremo unire all’utilità di ripopolare la montagna – e non solo degli alberghi – anche quello di un inevitabile richiamo turistico anche nei confronti di coloro (vedi Alto Adige..) che hanno intrapreso altre strade ormai da troppo tempo. È solo un’idea, molto probabilmente una povera idea, ma è pensata con grande amore per la mia terra che vedo spopolarsi e non sa trovare una propria autonoma vocazione. Il mio pensiero non è nuovo, ma sembra destare poco

Dentro l’oggi

direttore@amicodelpopolo.it

Una nuova rivoluzione contro la competenza

interesse. Manca un approfondimento per il quale, modestamente, sono disponibile. Mi auguro possa es- serci una riflessione politica sul futuro della nostra Provincia. A proposito delle bonifiche pontine, lì anche molti veneti sono emigrati in cerca di un lavoro consono alle loro possibilità. Oggi, anche qui da noi, potrebbero es- sere utilizzate quelle forze di nuova mano d’opera che immigrano in cerca di un lavoro in molti casi in linea con le attività che svolgevano nei loro paesi di origine. Ennio Colferai»

Una nuova rivoluzione. In un editoriale di Avvenire nell’agosto scorso Leonardo Becchetti ha denunciato una nuova “rivoluzione” in corso nel nostro Paese. Non contro lo zar, all’assalto del Palazzo d’inverno, come nella Russia del 1917, ma contro un presunto mito della competenza e del sapere scientifico: «Non tutti si sono accorti che in Italia è accaduta una sorta di Rivoluzione d’Ottobre nella quale comunità di utenti in rete hanno assaltato ed espugnato il Palazzo d’Inverno delle competenze». In altre parole – denuncia Becchetti – è forte in Italia l’insofferenza nei confronti del peso delle scienze e delle compe- tenze nelle decisioni politiche. Il noto economista ed editorialista di Avvenire chiarisce che «Il fenomeno di cui parliamo sta accadendo con notevoli regola- rità e parallelismi in tre diversi campi: quello delle discipline mediche (no-Vax), economiche (sovrani- smo monetarista) e ingegneristico-finanziarie (no alle grandi infrastrutture)». La “rivincita degli incapaci”. Marco Sarti ne L’inkie- sta procede su un’analoga lunghezza d’onda: «Le capacità sono diventate una colpa, l’inesperienza un valore aggiunto. L’età si trasforma in un requisito imprescindibile: spazio ai giovani, anche se privi di qualità. È la rivincita degli incapaci. Un tempo per diventare parlamentare bisognava fare la gavetta. Erano necessarie cultura e competenze. Oggi il mo- dello è cambiato. La politica non è più una missione, ma un mestiere. Meglio se temporaneo, magari da intraprendere con il giusto dilettantismo». Perché? Viviamo dunque – ha scritto Becchetti - «la stagione della ‘rivoluzione contro le competenze’ nel- la quale i non addetti ai lavori (che sono la maggio- ranza degli elettori) si sono ribellati e non hanno più fiducia negli esperti in vari campi». Si tratta di una rivoluzione scoppiata «grazie alla miscela esplosiva di quattro ingredienti: l’enorme ‘ricchezza’ digitale di cui quasi tutti oggi dispongono con un cellulare che consente l’accesso alla miniera di informazioni in rete, l’attivismo digitale e la capacità di usare i social per creare dal basso movimenti politici e d’opi- nione, la rabbia sociale per le difficoltà economiche del nostro Paese, combinata con una capacità di as- sorbimento ed elaborazione dell’informazione molto bassa (come è ovvio) per chi non ha le conoscenze di base nelle materie in questione. Grazie alla miscela esplosiva di questi ingredienti, comunità organiz- zate dal basso di utenti con bassa capacità di assor- bimento delle conoscenze possono, in democrazia, arrivare ad avere un’influenza politica rilevante. E se decidono che 2+2=4 è in realtà una pseudo-verità con la quale la ‘cricca’ di coloro che controllano il mondo del sapere e della cultura vuole opprimere il popolo per interessi personali, 2+2=4 può essere abolito per legge dal nuovo movimento politico che arriva al potere sulla spinta del consenso». La “ricetta”. Una proposta “controrivoluzionaria”, ovvero decisamente nemica della pubblica influenza della non competenza è sviluppata in un recente saggio di Jason Brennan, «programmaticamen- te intitolato – scrive Cassese nell’introduzione al volume - Contro la democrazia (Luiss University Press), un’opera nella quale il punto di partenza è che l’epistocrazia (il governo di coloro che conoscono, dei competenti) condurrebbe a migliori decisioni, più giustizia, più prosperità». Questa la “ricetta” di Becchetti: «Se la società civile e gli ‘ignoranti’ (da professore di economia lo sono anche io in campi non miei come ad esempio la medicina e le infra- strutture) devono fare un bagno d’umiltà, gli esperti di settore devono dedicare una parte importante della loro attività al dialogo e alla divulgazione […] devi sempre pensare che chi ti parla abbia qualche elemento di verità e sforzarti di capire e cercarlo. E magari, in mezzo a tante ingenuità e inesattezze, possono trovare spunti interessanti per un ulteriore avanzamento dei saperi. La stessa umiltà è richiesta ai non addetti ai lavori. Informarsi, appassionarsi, partecipare è una bellissima aspirazione dell’animo umano. Ma diventa un vizio e una colpa quando si trasforma in sapere superficiale ed arroganza che cambia nella direzione sbagliata il destino dei più». Giulio Bianchi tra zona e zona, pur in un luogo di marginalità in cui è collocata la provincia, essendo comunque piena di caratteristiche e risorse. Possibile che non si pensi alla norma più semplice e chiara del mondo? Se tu hai qualcosa di diverso e in più che io non ho, sono più ricco anch’io! Purtroppo il dolore di insanabili ostilità, che diven- tano poi pregiudizi culturali stabili, riesce a farsi sen- tire perfino nello scambio di una cozza, su un piatto eccellente e ben servito. Ogni giorno c’è bisogno di concordare intese e creare armonia. Lettera firmata»

Sanità, bisogna apprezzare e valorizzare ciò che funziona

«Egregio direttore, si parla molto di sanità e di servizi che alle volte non sarebbero all’altezza, ma dalla mia esperienza recente posso affermare il contrario. Sono stato ricoverato l’11 agosto all’ospedale di Pieve di Cadore da dove, dopo una serie di scrupolose visite al Pronto soccorso, sono stato trasferito in ambulanza alla Chirurgia del San Martino di Belluno. In entrambi i reparti l’accoglien- za è stata estremamente professionale, nonostante l’affollamento del periodo (non è mancata neppure la presenza dei rispettivi primari). Lo scrupolo e la pro- fessionalità con cui sono stato accolto mi hanno salvato la vita e io sento di dover esprimere un immenso e ammirato ringraziamento per i medici e il persona- le infermieristico dell’Ulss Dolomiti di Belluno che rappresentano un prezioso patrimonio che dobbiamo apprezzare e difendere con fierezza. Oltretutto, il mio non è stato un trattamento speciale, perché durante la permanenza al Pronto soccorso e poi la degenza a Belluno ho avuto modo di seguire anche le fasi degli altri pazienti presenti nei reparti dove sono stato e il trattamento di gentilezza e di professionalità è stato rivolto a tutti. Sono stato in Chirurgia fino a Ferragosto e anche quel giorno, nonostante fosse festivo, il primario è sem- pre stato presente. Sono convinto che bisogna apprezzare, valorizzan- dolo, “ciò che va bene”. Aldo Molin – Auronzo» Ogni giorno c’è bisogno di creare intese e armonie «Egregio direttore, la settimana scorsa mi sono trovato in un ristorante, in riva al mare, a Pirano, in Istria, poco dopo che il sole era calato (tramonto splendido). Insieme a me un gruppetto di colleghi e un gruppo di giovani studenti sloveni. Ognuno ha ordinato le portate desiderate, per lo più a base di pesce. Un collega italiano pose davanti a sé un piattone di cozze, eccellente nella composizione e nel sapore. Si premurò di offrirne un assaggio – con il tradizionale e familiare intercambio – a chi era intorno e a una ragazza di fronte lui. La ragazza oppose subito un deciso “no”. Carico di rabbia controllata. Il collega rimase colpito e sorpreso. Allora insistette nell’offerta e invito. “No, mai. Neppure morta”. La ragazza perfino arrossì. Nel contrasto, fece capire ch’era venuta a trovarsi in fortissimo disagio. Il collega si scusò. Poi con dolcezza chiese una spie- gazione, visto che aveva procurato dolore. Cosa del tutto imprevista e inaspettata. La ragazza rimase un poco in silenzio, se dire o non dire. Poi spiegò. “Non posso, non potrò mai mangiare quelle cozze. Sono allevate e raccolte in una terra che ha portato via mio padre, ha spaccato la mia famiglia. Mi sono trovata piccola e sola. Non mangio nessuna cosa che La giovane era una “apolide”, in certo senso. Ridotta tale dalla coppia genitoriale di etnia mista, trovatasi su opposte sponde durante la terrificante guerra bal- canica degli anni Novanta, guerra svoltasi con inenar- rabile crudeltà. Moltissime erano le coppie di mista nazionalità etnica. Così allo scoppiare della tragedia, con reciproche vendette, troppi figli furono abbando- nati e non più riconosciuti come figli. La cena continuò, ma dopo la rivelazione non era più come prima. Quei giovani là davanti erano bambini nel corso degli anni Novanta e avevano vissuto la guerra sulla loro pelle di bambini. Ho pensato agli scenari di guerra fratricida che nel vicino Oriente e in tutta l’Africa del Nord e Sub-Saha- riana producono milioni di feriti e morti, di profughi e masse di migranti, che portano dentro ferite poi insa- nabili. Ho pensato alla maledizione della divisione e della guerra fratricida, che impedisce di riconoscersi tutti nello stesso genere umano, fratelli e sorelle che costruiscono vita e comunità sociale. Ma penso pure a questa nostra terra bellunese, se- gnata da contrapposizioni di pensiero e divisioni futili, proviene da quella terra”. Allora comprendemmo.

il punto

SPAZZACAMINO FENT FABRIZIO

FELTRE

ABILITATO n. 37/08

 FUMISTA  PULIZIA E COSTRUZIONE CAMINI

 VIDEOISPEZIONI  TUBI DI ACCIAO 0439 42861 - 338 2769824 www.spazzacaminofent.com - fabrizio_buru@libero.it

Made with FlippingBook - Online Brochure Maker